Le domeniche dei Pomeriggi - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Sala Grande
domenica 19 marzo 2017
Ore: 11:00

Note

Otto Matinée al Teatro Dal Verme
Dal 29 gennaio al 21 maggio 2017
Direttore artistico Maurizio Salerno

Tornano le Domeniche dei Pomeriggi, dopo il successo della prima edizione.
Ancora una volta, i Pomeriggi presentano al proprio pubblico quelli che sono i molteplici cuori musicali dell’ orchestra. Protagoniste di questa stagione dei Pomeriggi, sono infatti le così dette “prime parti” della compagnia orchestrale impegnata in una stagione cameristica che propone al pubblico più attento e affezionato un percorso musicale diverso, maggiormente raccolto ma non meno ricco di poesia, di ricercatezza e di gloriosa storia. Un percorso che si snoda attraverso i grandi immortali della musica: Bach, Mozart, Beethoven e Schubert. E accanto a loro, una divagazione di grande musica d’ autore per il pilm, protagonista il sax, e una sorpresa…

Una mattina all’opera
Musiche di Verdi, Rossini, Bellini, Mascagni, Puccini

Direzione e arrangiamenti Paolo Belloli
Ensemble di fiati dei Pomeriggi Musicali

Biglietteria

Biglietti
(Settore unico, posto numerato)
Intero €. 15,00 + preventita
Ridotto* €. 12,00 + prevendita
Ridotto speciale Abbonati 72a Stagione Sinfonica Pomeriggi Musicali €. 10,00 + prevendita

Abbonamento a otto matinée
(Settore unico, posto numerato)
Interi €. 96,00 + prevendita
Ridotto* €. 76,80 + prevendita
Ridotto speciale Abbonati 72a Stagione Sinfonica Pomeriggi Musicali €. 64,00 + prevendita


Ridotto* (Giovani under 26; Anziani over 60; Cral; Ass.Culturali, Biblioteche; Gruppi; Scuole e Università)

Il Cast

Direzione e arrangiamenti Paolo Belloli
Ensemble di fiati dei Pomeriggi Musicali


Note di sala

Rossini, Sinfonia da L’italiana in Alger
Mascagni, Intermezzo da Cavalleria rusticana
Donizetti, Sinfonia da Don Pasquale
Puccini, Intermezzo dell’atto III da Manon Lescaut
Rossini, Sinfonia da Guglielmo Tell
Verdi, Preludio dall’atto I da Traviata
Verdi, Sinfonia da Nabucco

Note a margine Renato Meucci

Se mai dovesse capitarvi di sfogliare il Catalogo generale delle edizioni Ricordi pubblicato nel 1897 in tre corposi volumi, probabilmente restereste sorpresi dal fatto che gran parte del secondo di essi è dedicato agli strumenti a fiato, e in gran parte elenca fantasie, pot-pourri e reminiscenze (come si chiamavano allora) basate su temi operistici. Già a partire dal primo Ottocento questo genere di composizioni per strumenti a fiato, oggi praticamente dimenticato, ebbe una diffusione e una voga inusitata tra i cosiddetti “dilettanti” (che poi tali non dovevano essere nel senso moderno, vista la difficoltà che spesso caratterizza i brani a cui ci riferiamo). La constatazione più singolare è che tali composizioni vedevano la luce quasi in contemporanea alla rappresentazione dell’opera da cui derivavano: tanto per fare un esempio, una corposa riduzione per flauto solo (!) del Nabucco di Verdi fu pubblicata da Ricordi nel 1843, a distanza di pochi mesi dalla prima del Teatro alla Scala. Lo stesso vale per il Don Pasquale di Donizetti, ridotto per flauto solo, per flauto e pianoforte e per quartetto di archi e flauto nello stesso anno di rappresentazione, di nuovo il 1843. Potrei proseguire, ma sarebbe mera elencazione. Valga invece una constatazione più generale: gli strumenti a fiato hanno conosciuto nel corso dell’Ottocento, e poi nella prima metà del Novecento, un successo ineguagliabile grazie alla diffusione della banda e della cosiddetta “Armonia di fiati”, un complesso di soli strumenti a fiato e qualche percussione che trovò la prima grande diffusione europea a Vienna, dove sin da fine Settecento venivano eseguite con tale organico serenate e intrattenimenti musicali all’aperto. Nel corso del tempo la consuetudine andò diffondendosi, divenendo patrimonio della banda e delle tante circostanze in cui essa poteva essere ascoltata anche da chi in tutta la vita non avrebbe mai messo piede in teatro.

E’ su tale tradizione che vorrei richiamare l’attenzione in una matinée che si preannuncia ricca di richiami per chi conosce l’opera o ne è appassionato: vi sono infatti in programma alcuni dei brani di apertura (sinfonie e preludi) tra i più famosi del melodramma italiano, con in aggiunta due dei più amati intermezzi sinfonici, quelli di Cavalleria rusticana e di Manon Lescaut. Dobbiamo ringraziare Paolo Belloli per questa iniziativa che un tempo, quando le bande si esibivano proprio con questo repertorio, non avrebbe meravigliato, ma che oggi ha un sapore di opportuna riscoperta, almeno in una sala da concerto.