Circuito sinfonico lombardoDirettore: Alessandro Bonato - I Pomeriggi Musicali - Teatro Dal Verme

Le date

Auditorium (Mortara)
martedì 17 dicembre 2024
Ore: 21:00

Concerto di Natale: i valzer della famiglia Strauss

Johann Strauss Jr (Vienna 1825-1899)
Frühlingsstimmen op. 410
Auf der Jagd! op. 373

Josef Strauss (Vienna 1827-1870)
Jokey Polka op. 278

Johann Strauss Jr
Annen-Polka op. 117
Bauern-Polka op. 276
Die Fledermaus Ouverture op. 367
Persischer-Marsch op. 289

Josef Strauss
Feuerfest! op. 269

Johann Strauss Jr
Vergnügungszug-Polka op. 281
Maskenball-Quadrille op. 384
Éljen a Magyar op. 332
Ritter Pázmán, Csárdás op. 441
Unter Donner und Blitz op. 324
An der schönen blauen Donau op. 314

Note di sala

«Johann Strauss era a Vienna lo zar di tutte le gambe», sentenziava la «Scena illustrata» dopo che il 6 giugno 1899 una folla imponente aveva accompagnato al Cimitero centrale la salma del “re del Valzer”. Johann Baptist Strauss si era spento a 73 anni al termine d’un secolo, l’Ottocento, cui la sua musica aveva prestato una veste sonora splendida, divenendone icona universalmente riconosciuta. Il secolo borghese rinveniva nella produzione straussiana (solo musica d’intrattenimento, soprattutto da ballo), la trasfigurazione dell’energia, della vitalità, della visione edonistica e ottimistica dell’esistenza che si avviava a celebrare i fasti della Belle Époque.
La Vienna di Strauss è una città in piena espansione. Orfana di Beethoven, rifondata con l’innalzamento attorno alla Ringstraβe d’una serie di edifici monumentali, ritrova una vita musicale palpitante: nel 1863 Brahms assume la direzione della Singakademie, nel 1866 va in scena Cavalleria leggera di Suppé, nel 1868 Bruckner diventa docente al Conservatorio, nel 1869 s’inaugura la nuova Opera di Corte. Come nella Parigi di Offenbach, la civiltà dell’intrattenimento leggero, voce del desiderio di evasione, alimentata nella prima metà del secolo da Johann Strauss padre e dal socio Joseph Lanner, conosce uno sviluppo prodigioso sul fondamento di due danze, pilastri di quel repertorio e anima del nostro concerto: il valzer, già citato nel 1787 e plausibilmente derivato dal Ländler, e la polka, danza rapida di origine boema nota a Vienna dal 1839, evolutasi negli anni Cinquanta nelle varianti più aggraziata (française) o ancor più veloce (schnell), chiamata a Parigi galop. Fu in particolare Strauss figlio a conferire a quel repertorio la dignità artistica di composizioni sinfoniche degne d’una sala concerto, con ambizioni da musica d’arte, curando invenzione melodica, armonia e orchestrazione, dimostrando un gusto, un astuto dosaggio degli effetti e un magistero compositivo riconosciutigli anche da Brahms, poco propenso ai complimenti. Celebrato in tournée internazionali dalla Russia agli Stati Uniti (il 7 maggio 1874 diresse anche qui, al Teatro Dal Verme), si guadagnò il nomignolo di “re del valzer”.
Delle centinaia di titoli (479 numeri d’opus) pubblicati da Johann Strauss jr., il florilegio odierno offre un campione assai vario che copre esattamente mezzo secolo di creatività (1852-1892). Apre il programma un lavoro di grande interesse: Frühlingsstimmen op. 410 venne infatti commissionato come valzer vocale dal soprano Bianca Bianchi che l’interpretò con esito trionfale al Theater an der Wien il 1° marzo 1883. Privata della voce, la pagina nulla perde dell’impeto irresistibi le dell’invenzione melodica. Chiuderà simmetricamente il programma un altro valzer, il celeberrimo An der schönen blauen Donau op. 314 (1867), sintesi prodigiosa di dolcezza, sensualità ed energia. Anch’esso, circostanza non troppo nota, prevedeva originariamente l’apporto del coro, poiché commissionato del Wiener Männergesang-Verein (“Associazione corale maschile viennese”). Salì però imme diatamente alla ribalta internazionale nella versione esclusivamente orchestrale, quell’anno stesso all’Esposizione universale di Parigi e subito dopo a Londra.
Tra i pilastri di questi due valzer il programma propone una serie di ballabili di vario segno ma accomunati da un’incoercibile vitalità. Trascorrono come un lampo la polka veloce Auf der Jagd! (1875), brillante e leggera; la frizzante polka schnell Vergnügungszug, presentata il 19 gennaio 1864 al Redoutensaal della Corte per il ballo di carnevale delle Associazioni industriali, in omaggio al turismo ferroviario promosso dalla compagnia Südbahn; Éljien a Magyar! op. 332 (1869), il cui sapore ungherese, evidente sin dall’attacco, tradisce la genesi del lavoro, dedicato alla nazione ungherese in vista dei concerti da tenersi in una nuova grande sala di Budapest; la polka Unter Donner und Blitz op. 324 (1868), dal passo rapido e dall’eloquio arguto. Meno frenetiche suonano l’Annen-Polka op. 117, la partitura più antica in programma (1852), miracolo di eleganza e semplicità; e la Bauern Polka op. 276 (1863), polka française leggera e spiritosa. Non mancano neppure due polke – la schnell Jokey-Polka op. 278 (1871) e la française Feuerfest! op. 269 (1869) – di Josef Strauss, il fratello minore con cui il Re del valzer operò a lungo in associazione. Alla civiltà musicale ungherese rimanda anche la pagina più recente tra quelle proposte all’ascolto, la Csárdás op. 441 dall’opera Ritter Pázmán (“Il cavalier Pazman”), andata in scena all’Opera di Corte di Vienna il 1° gennaio 1892. Estrapolata dal balletto del III atto, che meritò al compositore il plauso d’un critico difficile come Eduard Hanslick, la czarda, conformemente alle regole di quella danza, fa seguire a un’enfatica sezione lenta, un’indiavolata sezione veloce, capace di trascinare anche i più refrattari alla danza.
Arricchiscono il concerto tre numeri che non corrispondono direttamente a ballabili, sebbene della danza o perlomeno del tono festivo portino ben evidente l’impronta. Si tratta dell’ouverture dell’operetta forse più celebre tra le quindici composte da Strauss jr., Die Fledermaus (1874), la cui prorompente vitalità anticipa, tra le altre, due pagine memorabili, uno dei più irresistibili valzer straussiani, coronamento dell’atto II, e un’altra, bella melodia alata esposta dall’oboe. Risuo nerà poi il giocoso esotismo della Persischer-Marsch op. 289 (1864) e infine una quadrille, danza di società eseguita da più coppie, popolarissima nel primo Ottocento. In questo caso l’invenzione tematica è presa in prestito dal teatro d’opera proposta in un pot-pourri coloratissimo, piacevole per la memoria che ritorna a spettacoli visti sulla scena. La sala da ballo si satura così di ritmi vivaci e melodie ammiccanti. La Maskenball-Quadrille op. 384 non deriva però, si badi bene dal verdiano Un ballo in maschera, come la sua omologa op. 252 del 1862, bensì da motivi dell’operetta, oggi dimenticata, dello stesso Strauss Blindekuh (“Mosca cie ca”), presentata scena al Theater an der Wien il 18 dicembre 1878. La quadrille in questione, prima di essere pubblicata con il titolo con cui la si esegue, venne origi nariamente proposta il 22 febbraio 1879 con quello di Opern-Redouten-Quadrille al ballo di carnevale tenutosi all’Opera di Corte nella serie degli Opern-Redouten, organizzata da Eduard Strauss, fratello di Johann jr. e Josef. Una sorta di riunione di famiglia, anzi di dinastia, trattandosi del Re del valzer…

Raffaele Mellace